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Parole in libertà - Il pronto soccorso

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Metti che cadi in casa, ti fa male la caviglia ma pensi che sia solo una distorsione però vai in ospedale per averne la certezza. Pronto soccorso. Sono più o meno le 15.00. Dopo tre ore ti fanno la lastra, sembra che sia rotto il malleolo ma basti solo il gesso e puoi tornare a casa. Altra attesa. Mentre ti ingessano ti comunicano che ti devi operare perché la frattura è scomposta. Quando? Non si sa. E non ci sono letti liberi in reparto così ti tocca la notte in mezzo alla sala del pronto soccorso su una barella. Ovviamente non puoi appoggiare il piede per terra e ogni volta che ti serve il bagno devi chiedere una sedia a rotelle. Il bagno è per tutti quelli che transitano per il pronto soccorso. Intanto hai fatto amicizia con Alessandra che anche lei deve aspettare l'operazione perché ha una frattura scomposta alla spalla. Tutte e due fumiamo. Quindi ogni tanto andiamo fuori solo che lei non può spingere la mia sedia a rotelle (quando riesco ad averla). Ma c'è sempre qualche anima buona che mi aiuta. Inizia la notte. Una signora urla a ripetizione. Io faccio l'enorme errore di chiedere a una ragazza una sigaretta. La ragazza poi si rivela un po' squinternata e inizia a chiedere sigarette a tutti. Per fortuna non la fumo ma si spezza in due nella tasca della giacca che uso come cuscino. Quindi dopo un po' gliela restituisco. Lei la ricompone e per il tempo di fumarla smette di chiedere sigarette a tutti. Poi pure lei urla. La signora nel frattempo ha smesso ma è stata sostituita da un'altra che strilla ancora di più. Passano le ore. Inizia la sfilata dei frequentatori notturni del pronto soccorso. Un barbone tranquillo. Un signore che mentre aspetta di essere visitato va a vomitare nel bagno che usiamo tutti. Poi arriva Romano, pare che lo conoscono tutti. All'inizio è relativamente calmo ma poi, quando la ragazza e la signora si placano, inizia a parlare a voce alta, a cantare e a un certo punto va fuori a prendere una cassetta di ciclamini che aveva portato con sé. Toglie un vasetto e lo mette davanti all'accettazione triage. Io e Alessandra a questo punto scoppiamo a ridere. Nel frattempo uno del personale medico gira con una coperta giallo chiaro come mantello, sembra un fantasma... Ogni tanto entrano quelli della sicurezza che cercano di placare chi si agita. Si sono fatte le cinque di mattina. In uno dei rari momenti in cui Romano sta zitto mi appisolo per essere subito svegliata dalla ragazza che mi chiede una sigaretta. E arriva la mattina con la mia amica Stefania che mi porta le stampelle (autonomia recuperata) e mamma che mi porta lasagne e libri (nutrimento per corpo e mente). È lunedì mattina e non vedrò più nessuno fino a venerdì quando tornerò a casa. Per fortuna c'è Alessandra, in 5 giorni le risate non ci hanno mai abbandonato e, come dice lei, ormai saremo amiche per sempre!

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