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I Paesaggi di De Marchis hanno una sala dedicata alla Galleria Nazionale delle Marche

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Da qualche giorno a Urbino, al secondo piano della Galleria Nazionale delle Marche - negli spazi recuperati e aperti nel 2022 di Palazzo Ducale - nel normale percorso di visita museale e in un nuovo allestimento, è possibile visitare la piccola sala dedicata alla rappresentazione del paesaggio.

Infatti, la Direzione del museo ha deciso di dedicare l’intero spazio ai dipinti di Alessio De Marchis - di cui la maggior parte appartenuti originariamente alla collezione Albani - grazie alla generosità di Intesa Sanpaolo SpA, che nel 2025 ha trasferito in comodato a Palazzo Ducale un cospicuo gruppo di opere che arricchisce ulteriormente la fruizione e la conoscenza dell’arte e della cultura del territorio marchigiano. Così, alle tre opere di De Marchis, già patrimonio della galleria urbinate, se ne aggiungono adesso altre dieci, incluse quelle recentemente esposte.

Tra i massimi paesaggisti del Settecento italiano, Alessio de Marchis nacque a Napoli nel 1675. Si trasferì a Roma a soli 8 anni e nella capitale pontificia fu avviato alla pittura di paesaggio da Rosa da Tivoli (pittore tedesco del periodo barocco), rimanendo affascinato dai modi di Gaspard Dughet (artista romano, ma con origini francesi) e lasciando dipinti oggi perduti, come gli affreschi nel Palazzo Ruspoli al Corso e le opere per la famiglia Theodoli.

Nel 1721 De Marchis ebbe delle noie con la legge e finì in prigione fino al 1728, quando fu liberato per intercessione del cardinale Annibale Albani, che lo volle a Urbino per decorare il palazzo di famiglia. In questa città, come più tardi a Perugia, dipinse per le famiglie gentilizie più importanti.

Il paesaggio, raffigurato per secoli solo come sfondo nei dipinti di soggetto religioso o nei ritratti, nel corso del Seicento diviene un vero e proprio genere autonomo con le opere di Paul Brill e Annibale Carracci e con la nascita di una committenza non religiosa. Il De Marchis alternò paesaggi dalla perenne serenità e chiarezza, in armonia con un ambiente pastorale tipicamente agreste, ad altri dedicati alla natura aspra e selvaggia, raffigurata da rocce a strapiombo, cascate, notturni lunari e incendi, che anticipano il romanticismo.

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