Solo Parole

Il pensierino della domenica 67 di Frankie

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La verità. Ciò che dovrebbe corrispondere a una realtà obiettiva, cessa di essere tale nel momento in cui diventa soggettivo. Quante volte ci capita di vivere un'esperienza che poi, ricordandola insieme a chi l'ha vissuta con noi, finisce per cambiare a seconda della persona che la racconta. A volte in modo radicale. Situazioni, accadimenti, cose fatte o dette, ognuno le vive e le memorizza in maniera differente. Letteratura e cinema hanno dedicato a questo tema tante opere e vorrei citare in proposito 'la mia prima volta', ovvero il film che mi ha aperto gli occhi quando ero adolescente: Rashômon di Akira Kurosawa (1950). Non starò a raccontarvi la trama, vi dirò solo che il regista mette in scena tre versioni della stessa storia, che vengono raccontate dai protagonisti agli spettatori come se fossero tutte vere mentre in realtà nessuna lo è. Una visione che ha rappresentato per me un'illuminazione. La verità (soggettiva) da quel momento ha smesso di essere definita, incontrovertibile e assoluta. Ho scoperto che poteva essere diversamente vera a seconda dei punti di vista. Un po' come quando si dice che esistono infinite sfumature di grigio, e non è tutto bianco o nero. Ma soprattutto ho capito che non esiste una versione migliore o peggiore dell'altra, sono solo verità personali differenti rapportate allo stesso fatto. E vanno rispettate in quanto tali.

SOLO TRE PAROLE

  • Verità
  • Soggettività
  • Rashômon
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