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Tutte a Casa - memorie digitali da un mondo sospeso l'8 marzo su La7D

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In occasione dell’8 marzo, ad un anno dall’inizio del lockdown dovuto all’emergenza sanitaria Covid19, andrà in onda in prima serata alle 21.30 su La7D, il documentario Tutte a casa – memorie digitali da un mondo sospeso realizzato dal collettivo Tutte a casa, per la regia di Nina Baratta, Cristina D’Eredità, Eleonora Marino.

Il film nasce dal collettivo "Tutte a casa" composto da 16 professioniste del mondo dello spettacolo e della comunicazione che si sono conosciute su una pagina Facebook i primi giorni di marzo 2020. Hanno quindi lanciato una call in cui chiedevano a donne di tutte le età e provenienze sociali di inviare video, realizzati con lo smartphone, in cui narrassero la loro “quarantena”, che cosa stesse accadendo nelle loro case. Davanti agli 8.000 video inviati da circa 500 donne, supportate da una regia a distanza, per la creazione di una narrazione dall’ampio respiro cinematografico sono state scelte alcune parole chiave: la casa, il corpo, la cura, la crisi, la rinascita, la libertà. Ne è nato un affresco di voci del lockdown da marzo a giugno 2020 in Italia, narrato dal punto di vista delle donne: un osservatorio alternativo rispetto alla narrazione mainstreaming, tutta al maschile, della pandemia. I media, durante la quarantena, davano spazio solo a virologi, politici e scienziati e nessuno conosceva “la versione delle donne”. Eppure oggi sappiamo che sono loro ad aver pagato il prezzo più alto della pandemia, in termini economici, lavorativi ma non solo.

Nel film si recuperano i frammenti di questa realtà parallela e invisibile a tratti angosciante, a tratti ironica, spudorata, “a viso aperto”. C’è quindi la difficile quotidianità delle commesse del supermercato, tra i pochissimi luoghi aperti durante la quarantena, la dottoressa che si sveglia nella notte in preda all’ansia e agli incubi, la donna che in quarantena è riuscita a scappare da un compagno violento e chi vive come S. in un seminterrato di 30 metri quadrati e dalla finestra vede le piastrelle del cortile e un pezzo di cielo: “Mai come ora – dice - è chiaro che le scelte non sono uguali per tutti. Non avere un lavoro stabile non è uguale per tutti. Certi possono pure starci senza soldi per mesi, altri semplicemente no”. E poi ci sono i giochi sulle terrazze con i bambini, l’insegnante che online rimprovera gli studenti di copiare le versioni, la figlia che si prende cura della madre anziana, le feste di compleanno celebrate senza remore via whatsapp, il lavoro incessante delle ostetriche che monitorano le gravidanze, gli orti sui terrazzi, gli episodi di solidarietà come le sarte che cuciono mascherine di stoffa da distribuire gratuitamente, le volontarie che consegnano la spesa agli anziani.

Il racconto nato dal “tempo sospeso” è un’indagine poetica che si smarca completamente dalla narrazione d’inchiesta ma cerca le ragioni profonde e il senso di un vero e proprio “paradosso temporale”: un periodo in cui sembrava non accadere nulla ma stava avvenendo tutto, dentro le mura domestiche.

Il film è stato prodotto dal collettivo Tutte a casa con un crowdfunding su Produzioni dal basso: la raccolta fondi durata 3 mesi ha superato l’obiettivo di 15.000 euro. È stato realizzato anche grazie al sostegno di Consiglio Regionale della Puglia Teca del MediterraneoCoop. SocIl Nuovo Fantarca e Sofia Klein film. Le 16 professioniste che hanno realizzato il film sono Federica AlderighiNina BarattaGiovanna CanèMaria Raffaella De DonatoCristina D’EreditàFlavia De StrasserMaria Antonia FamaRosa FerroElisabetta GalganiElisa Flaminia InnoDésirée MarianiniEleonora MarinoBeatrice MianoViola PiccininniElettra PizziFrancesca Zanni.

La mia unica via di salvezza, parlare con qualcuno che in realtà è come parlare con nessuno: questo alla fine è un diario – dice una giovane protagonista mentre si riprende con il suo smartphone – Serve per parlare con te stessa e poi serve a mandare dei messaggi agli altri, non si sa a chi. Qualcosa rimarrà. Sapere che qualcosa rimarrà, come i re chiedevano i ritratti ai pittori. Perché questa cosa rimarrà, almeno fino a quando esisterà il cinema. Speriamo per sempre”.

(Dal film Tutte a casa, Memorie digitali di un mondo sospeso)

solo l'Intervista a Cristina D’Eredità, del collettivo “Tutte a casa”

Come ti è venuta l'idea?

L'idea di questo film è nata nel marzo 2020, quando tutto l’Italia si è bloccata a causa della pandemia di covid-19. Durante l'isolamento forzato ma necessario che sperimentavo in quei giorni, riflettevo su come poter narrare i cambiamenti, le emozioni, i pensieri generati da quella condizione unica e ho pensato che il film partecipato avrebbe potuto offrire la possibilità di creare una narrazione collettiva. Come montatrice, sono naturalmente interessata alla creazione di una narrazione complessa a partire dal frammento e nella mia esperienza professionale ho avuto la possibilità di formarmi nella palestra creativa di TheBlogTv, creata da Bruno Pellegrini, che per primo ha fatto conoscere le possibilità espressive del web e della narrazione partecipativa in Italia. Infine, da antropologa, i discorsi sulla memoria mi hanno da sempre affascinata e penso agli archivi come delle vere miniere di bellezza da esplorare e rivitalizzare. 

Come hai incontrato le tue colleghe e con quali modalità avete lavorato?

L'incontro con le mie colleghe è stata una performance surrealista. Ho scritto un post in un gruppo Facebook  di lavoratrici dello spettacolo in cui chiedevo chi fosse interessata ad un progetto di film documentario di narrazione collettiva. A questo post hanno risposto centinaia di donne più o meno interessate, siamo rimaste in 16 e da più di un anno, pur non essendoci mai incontrate tutte quante insieme - anche perché ci troviamo in diverse città italiane ed europee - abbiamo continuato a collaborare a questo progetto in maniera volontaria, con  una determinazione che profuma di magia appunto. Ci siamo date sin da subito delle regole e una organizzazione, abbiamo sottoscritto un manifesto politico e poetico che regolasse la nostra azione mettendo al centro alcuni concetti fondamentali come quello della partecipazione, dello spirito critico e della gentilezza e poi abbiamo lavorato, duramente. Abbiamo creato una casa di produzione online, suddividendo il gruppo in reparti: redazione, comunicazione, ufficio stampa, produzione e regia e abbiamo creato un flusso di lavoro attraverso la condivisione di file tramite Google drive, gruppi Whatsapp e riunioni su Zoom. Il web è stata la nostra finestra sul mondo. 

Quali difficoltà avete incontrato?

Personalmente la difficoltà maggiore che ho incontrato è stata  quella di mantenere sempre unito e motivato il nostro Collettivo e le tante donne che hanno risposto alla nostra call e hanno deciso di raccontarsi. Il periodo che stiamo vivendo non è semplice, in quanto lavoratrici, donne, mamme, in molte abbiamo sperimentato difficoltà lavorative e relazionali. Alcune di noi si sono confrontate da vicino con la malattia ed è stato davvero molto complesso mantenere salda la determinazione nonostante le difficoltà oggettive, i cambiamenti che in un anno subentrano. Ho cercato sempre di curare le relazioni interne al collettivo e all'esterno con le centinaia di donne che hanno risposto alla nostra call. Tenere insieme questa grandissima comunità femminile è stata davvero un'impresa resa possibile dal film, che è diventato il nostro spazio d’incontro, il nostro rifugio. 

Come è stato possibile fare “a distanza” montaggio e regia?

La regia a distanza è stata un’attività di confronto quotidiano con le persone che hanno partecipato alla nostra call a cui abbiamo chiesto di raccontarsi in maniera continuativa. In tal senso, è stato un processo di ascolto e  di cocreazione della storia, prestando anche attenzione ad aspetti tecnici, che hanno garantito una buona qualità tecnica e narrativa al materiale. 

Il montaggio del film è stato lungo e complesso. Il materiale che abbiamo ricevuto è di una ricchezza impressionante, spazia per stati d'animo molto differenti, vengono esposti punti di vista antitetici, sono frammenti di quotidianità che, come una creta, può essere soggetta a continue riconfigurazioni. È stato necessario approcciare questo materiale con un'idea narrativa estremamente solida e in questo è stato fondamentale il confronto quotidiano con le co-registe Nina Baratta e Eleonora Marino. Per più di tre mesi ci siamo incontrate quotidianamente su zoom e abbiamo visto insieme il materiale e poi discusso ogni passaggio; con la webcam puntata sulla mia timeline, abbiamo lavorato a distanza ma sempre gomito a gomito. Ci siamo divertite moltissimo, abbiamo discusso, abbiamo riso, ci siamo commosse. E' stata un'esperienza unica, un grande esercizio di libertà creativa. 

In un periodo di crisi per il settore del cinema voi ce l’avete fatta. Che cosa consiglieresti ad altre donne con un’idea ed in cerca di lavoro?

Dipende dall'idea di successo che ognuno di noi immagina per se stessa. Per me il successo più grande è stato di essere riuscita a realizzare questo film in questa modalità aperta, tutta al femminile, gentile. Il mio consiglio è quello di credere nelle proprie idee e di cercare anche le persone giuste con cui realizzarle. Un'idea di per sé non basta, Il cinema è relazione, è partecipazione.

solo il trailer

solo 'Ma che davvero???' - promo la7d

solo qualche immagine

 

 

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