Solo Menti

Valeria Cantoni Mamiani

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Valeria Cantoni Mamiani, nata il 1 maggio 1968. Mentre in Europa i giovani facevano la rivoluzione mia madre era occupata a farmi nascere, proprio il giorno in cui i lavoratori si riposano. Così non riposo mai, sempre in cerca di qualcosa che, proprio perché sono alla ricerca, non sa bene cosa sia. Forse un sapere più organico, forse una conoscenza articolata e vasta di come l’essere umano si relaziona per costruire mondi.

Mi definisco rianimatrice culturale, perché porto la cultura e il pensiero critico nelle organizzazioni, luoghi che lasciano poco spazio all’immaginazione, alla qualità delle relazioni e alle emozioni. Questa è la mia missione “socialmente utile”. Lavorare con la classe dirigente del nostro Paese perché comprenda che si può generare profitto non nonostante ma grazie al benessere delle persone.

Sono ricamatrice di tessuti relazionali tra le persone, perché porto la cura di sé e degli altri come metodo di gestione delle persone.

Mi sono formata al confine tra la filosofia occidentale e il pensiero della tradizione ebraica e poi ho fatto incursioni nel teatro e nell’arte contemporanea cercando di mettere insieme tutto, abbattendo barriere e costruendo ponti tra le diverse discipline. Perché i silos dividono, mentre il sapere ha bisogno di scambi tra mondi diversi.

Ho anche fatto la giornalista per un po’, non era la mia storia, ma mi ha insegnato a trovare informazioni su tutto quello che cerco.

Nel 1996 ho fondato, con quello che era allora mio marito, Trivioquadrivio, una società di consulenza e formazione il cui nome incarnava l’idea di lavorare tra le discipline.

Poi nel 2015 ho cambiato la mia vita e ho co-fondato ArtsFor, società di consulenza culturale, comunicazione, sviluppo e formazione organizzativi che, a partire dall’incontro tra le arti, le humanities e le diverse discipline, crea progetti culturali e di brand e percorsi di cambiamento organizzativo e trasformazione della leadership incentrati sullo sviluppo organico della persona. Sono mediatrice umanistica del conflitti, filosofia che ho applicato alle organizzazioni per promuovere Leading by Heart, una scuola di leadership inclusiva ed empatica per creare ambienti di lavoro emotivamente sicuri, fertili e antifragili alla luce anche dei nuovi modi di lavorare e vivere.

Dal 2007 sono docente del corso "Arte e Impresa" all'Università Cattolica di Milano e dal 2015 sono membro del CDA della Fondazione Adolfo Pini, dove ho ideato e dirigo il progetto Casa dei saperi, un luogo di apprendimento continuo e scambio pluri-disciplinare tra e con i millennials su temi della contemporaneità interrogati in modo dialogico. Dal 2015 sono membro del comitato artistico del Teatro della Triennale di Milano e dal teatro traggo linfa vitale per ripensare i modi in cui si apprende e si insegna.

Ho quattro fonti di apprendimento: i libri, le arti, la lunga esperienza con le persone nelle organizzazioni, i figli adolescenti, che mi pongono ogni giorno di fronte all’inatteso. Sono i miei maestri. Da febbraio 2020 si aggiunge anche il Covid19 da cui ho tratto energia e la forza per rimettermi a scrivere.

Nel 2020 ho scritto un saggio nel libro “Closed. Il mondo degli umani si è fermato”, edito da Castelvecchi e un saggio all'interno del libro “Volontà. Esempi per fare, non fare, resistere e ottenere”, edito da Fabbrica dei segni. Nel 2021 ho pubblicato “Lingua, estetica della soglia”, edito da Fefè editore. È un viaggio attraverso la Lingua come luogo di memoria, di gusto, di eros e di relazioni. Mi sono fatta accompagnare dalla poesia di Paul Celan e dai numerosi incontri letterari e filosofici che ho avuto nella vita. Ho portato i miei studi ebraici ma anche la gioia di giocare con la lingua, libera da costruzioni o barriere. Passo dalla balbuzie di Mosè alla Lingua salvata di Elias Canetti, all’incontro con la scrittrice Agotha Kristof, ai racconti di Jodorowski, per poi saltare indietro alle ricette della mia tata e alla lingua degli amori finiti, esperienza che alla fine insegna a essere aperta.

SOLO TRE DOMANDE

  • Mi de­scri­vo con solo tre ag­get­ti­vi
    • Curiosa.
    • Antifragile.
    • Innamorata.
  • Il solo even­to che mi ha cam­bia­to la vita
    • Ero in Belize con mio padre e suoi amici su una grande barca che ci aveva portato in mezzo al Blue Hole per un'immersione notturna con le bombole. Avevo 11 anni, mia madre era mancata da un anno. Mi tuffai con muta e bombole sulle spalle, sprofondai in un buio totale, liquido e freddo, e fui invasa da un'angoscia indicibile, un terrore assoluto di essere attaccata da mostri marini che con al buio non potevo vedere. Mi mancava il respiro, pensavo di annegare. Vedevo solo la luce accecante delle torce degli altri sommozzatori. Non vedevo mio padre. Potevo resistere, ho scelto di risalire, come una saetta, sulla barca. Una grande delusione. Avevo fallito. Non avrei più fallito e non avrei più avuto paura. Questo ho pensato. Non mi sono più buttata in mezzo all'Oceano di notte con un paio di bombole addosso, ma ho fatto fronte alla paura in altri modi, osservando i miei sentimenti e le mie paure e attraversandoli.

solo qualche immagine

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