Solo Menti

Nina Mercier

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Sicuri di avermi messa nella sezione giusta del sito? Ecco, perché mi sento tutto, ma proprio tutto, tranne che una mente. Anzi, la mente è proprio quella che, a volte, saluto con la manina. Soprattutto quando inizio a scrivere un romanzo. Quindi, mi chiamo Nina, Nina Mercier (o meglio, questo è il mio pseudonimo quando uso la penna) e di professione scrivo: spesso articoli di giornale, molto più spesso post su magazine online, e sempre qualche libro. Per farlo uso l’empatia, il cuore, i ricordi, le sensazioni, e tutto l’arcobaleno di emozioni che conosco e ho vissuto finora. Il mio quartier generale è Roma, dove vivo da quando sono nata, ma quando posso, scappo nella vicina campagna toscana, tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana, il mio posto del cuore, dove tutto ritrova un senso, o almeno così mi pare. Se mi trovo tra queste righe, però, immagino che abbia qualcosa a che fare con la scrittura, quindi vi racconto com’è iniziata. Non è mai stato il mio sogno fino ai vent’anni (piuttosto che scrivere, preferivo vivere e anche adesso, quando mi capita l’occasione di scegliere…).

Non ho mai voluto fare la scrittrice (figura che ho sempre immaginato avvolta da scialli della nonna, con gli occhiali sulla punta del naso… più o meno come sono vestita adesso, insomma) e, per le persone che passano la giornata con le mani sulla tastiera, ossia come me, nutro anche una certa diffidenza. Eppure, non riesco a fare altro. Nulla mi riesce meglio che stendere le parole su una pagina bianca. La disposizione la trovano da sole e, sicuramente grazie alla benevolenza di qualche entità superiore che non conosco, anche un certo senso. Sarà per questo che, mentre il mio CV rimbalzava da un cestino all’altro delle varie aziende a cui era destinato, l’unico posto dove ha trovato una collocazione è stato sulla scrivania di qualche redattrice disgraziata, che mi ha dato l’opportunità di scrivere? Possibile.

Da lì è iniziato il mio viaggio: articoli di spettacolo per i primi teen magazine come Ragazza Moderna, Cioè, TvStelle; inchieste su donne e lavoro per i più grandi femminili italiani come Glamour, Cosmopolitan, Donna Moderna ed Elle; quattro manuali sul costume e la moda (Sono o non sono una romantic girl? e Il manuale della sposa perfetta, entrambi editi da Fanucci Editore; Lingerie e Jeans, entrambi editi da Astraea Editrice) …Una girandola di parole, consegne folli ed idee che haretto anche all’onda d’urto più grande: la nascita del mio primo figlio.

E allora perché non dirigere un magazine tutto mio? Ecco il passo più lungo della gamba: mentre le notti diventavano insonni, le mattine sempre più caotiche, TopGirl prendeva forma nella sua ultima veste cartacea e nella sua prima versione digitale. Due anni dopo ero uno straccio, e con un’altra figlia in arrivo. Così, dentro di me, ha iniziato a frullare un’idea all’apparenza folle ma che poi si è rivelata molto sensata: “Se vuoi scrivere un romanzo, molla tutto!”. Be’, ci ho provato. Ed è stato così liberatorio occuparmi d’altro che ad un libro non ci ho proprio più pensato! Ma poi passa un anno. Ne passano due. E qualche briciolina del vecchio lavoro torna a bussare alla mia porta. La accolgo, come quando si riprende a frequentare un ex, dopo un periodo di lontananza: possiamo diventare amici o fare il grande passo.

E infatti, arriva l’ultimatum: proviamo a fare sul serio? Mi butto, lanciandomi una sfida: iniziare a scrivere un libro di narrativa (in fondo, l’avevo già fatto infinite volte…) e soprattutto finirlo (ehm, impresa mai portata a termine).Chi lo sapeva che mi sarei innamorata? Perdutamente, direi. Così ho fatto pace con la scrittura. E ho trovato quello che cercavo: la libertà di navigare tra le correnti della mia fantasia, trasformandole in parole, cercando di dargli un senso ma anche di lasciarle danzare ad un ritmo tutto loro. Così è nato Un adorabile capriccio, il mio primo romanzo (Leggereditore, Gruppo Editoriale Fanucci), che racchiude un po’ la somma delle mie passioni (lo styling, i viaggi, i libri e le pellicole vintage, le case da sogno, Parigi e le sue storie l’amore) e qualche frammento della mia vita.

SOLO TRE DOMANDE

  • Mi de­scri­vo con solo tre ag­get­tivi­
    • Sognatrice.
    • Ironica.
    • Testarda.
  • Il solo even­to che mi ha cam­bia­to la vita
    • Il primo attacco di panico a 17 anni.

SOLO trE IMMAGINi

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