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Parole in libertà - Ragazza dell'86

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Lettera alla mia me dell'86. Avevo 16 anni. Andavo a scuola al Giulio Cesare. E Antonello Venditti dedicò una canzone al mio liceo proprio quell'anno. Cito due strofe:

"Eravamo trentaquattro e adesso non ci siamo più. E seduto in questo banco ci sei tu. Era l'anno dei mondiali quelli dell'ottantasei. Paolo Rossi era un ragazzo come noi."

E poi

"L'estate è nell'aria, brindiamo alla maturità.L'Europa è lontana, partiamo viva la libertàTu come stai?Ragazzo dell'ottantaseiCoraggio di quei giorni mieiCoscienza, voglia e malattia di una canzone ancora mia"

E ora cara mia, non c'è più quella spensieratezza,  la libertà sembra una chimera, ma la speranza è sempre viva. Come nell'86. Non morirà. Tu che non sapevi da che parte andare, ne hai fatta di strada, sono orgogliosa di te. Piccola fragile creatura ti sei fortificata percorrendo vie impraticabili, combattendo mostri che non ti appartenevano ma che erano stati messi lì apposta per distruggere la tua innocenza e il tuo naturale istinto di generosità. Sei rimasta com'eri. Nell'essenza. Tutta intera. Con qualche ammaccatura che lascia il tempo che trova. Mia piccola sedicenne abbiamo finalmente raggiunto l'obiettivo.  La serenità. Ma abbiamo anche raggiunto il vero obiettivo finale: l'amore per noi stesse. Non dobbiamo più rendere conto a nessuno. Siamo noi e siamo così, imperfette e contente di esserlo  Ciao ragazza dell'86. Viva la libertà.

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