Solo Menti

Roberto Roggero

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Nato a Genova il 1° febbraio 1965, ha frequentato il Liceo Classico e successivamente l’Università, dove ha studiato lingue, specializzandosi in spagnolo e inglese. Il suo primo approccio al mondo della comunicazione è avvenuto grazie al padre, che gli ha trasmesso sin da adolescente la passione per la fotografia. Durante gli anni del liceo e dell’università è nata inlui una forte passione per la comunicazione e la storia, che ha presto trasformato in esperienza professionale presso la redazione di un mensile dedicato alla logistica e alla nautica e, nel frattempo, collaborando con alcune riviste specializzate di storia contemporanea e geopolitica.

Dopo aver navigato per alcuni anni sulle navi da crociera e aver vissuto circa due anni in Andalusia, nel 1992 ha intrapreso la carriera di inviato di guerra.

L'occasione si è presentata quando il direttore di una rivista per la quale collaborava gli ha chiesto, con pochissimo preavviso, di sostituire un inviato; quella prima esperienza lo ha portato a Sarajevo e, in seguito, sui fronti dei Balcani e del Kosovo.

Nel corso della sua carriera ha svolto numerose inchieste in Italia, trattando temi delicati come banche e criminalità organizzata, e scrive tuttora testi di geopolitica e storia contemporanea per un noto editore di Parma. In passato ha condotto inchieste sui servizi segreti di diversi Paesi, e ha esteso le sue missioni all’estero in territori quali Afghanistan, Iraq, Kuwait, Libano, Siria, Yemen, Libia, Iran, Giordania, Oman, e Qatar. Il suo lavoro di inchiesta lo ha portato anche ad approfondire i cartelli del narcotraffico in Messico e i movimenti indipendentisti, tra cui l’ETA basca e i movimenti nazionalisti in Corsica e alle Canarie.

Ha collaborato con l’Istituto di Cultura e Studi Militari (ICSM), ed è vicedirettore della rivista di studi storici StoriaVerità. La sua carriera è stata riconosciuta con numerosi premi, tra cui il Premio Carnevale di Viareggio nel 1994 e il Premio Speciale della Giuria Giacomo Puccini nel 1995 per la Sezione Letteratura. Alcuni suoi testi sono conservati nella Biblioteca del Quirinale e il suo lavoro è riconosciuto e utilizzato nel circuito universitario internazionale, con presenza in oltre 16.000 atenei. È membro della Investigative Reporters & Editors Association presso la Missouri School of Journalism e ha ricevuto il Premio Internazionale Giornalistico-Letterario Marzani nel 2019.

Un incontro importante nella sua carriera è stato quello con l’agenzia Assadakah News, e con il suo direttore Talal Khrais, con il quale ha instaurato un forte legame personale e professionale, assumendo il ruolo di direttore responsabile.

Oltre alla sua attività professionale, è un padre single di tre figli (27, 20 e 11 anni) ed è un musicista appassionato: suona il basso in un gruppo reggae. Ama anche il cinema e continua a coltivare un’ampia gamma di interessi culturali e creativi.

SOLO TRE DOMANDE

  • Mi de­scri­vo con solo tre ag­get­tivi­
    • Coraggioso.
    • Affidabile.
    • Testardo.
  • Il solo even­to che mi ha cam­bia­to la vita
    • L’evento che mi ha cambiato la vita è stata la decisione, presa nei venti secondi che mi sono stati concessi, di sostituire un collega per la mia prima missione, e mi sono trovato nell’inferno di Sarajevo…non mi sono più fermato. Ogni volta che rientro mi impongo il classico “Basta!” ma il trolley è sempre pronto sotto il letto…Tuttavia adesso è diverso, credo di avere raggiunto il punto di sutura. E’ successo nello Yemen durante il rinvenimento di una fossa comune, quando ho vomitato e mi sono ritrovato a lacrimare dalla disperazione…”.

l'intervista di Patrizia Boi

In quale preciso istante hai capito che avresti dedicato tutta la tua vita al giornalismo?

…È strano, ma quando sono tornato dalla ex Jugoslavia mi sono sorpreso di non avere provato abbastanza disgusto per quanto avevo visto. Scrivere mi è sempre piaciuto, e dopo il primo reportage dai Balcani ho preso la decisione di dedicarmi alla corrispondenza di guerra, ma da freelance, per poter avere una libertà di movimento e di espressione un po’ più ampia”.

Cosa ha significato la prima esperienza come inviato di guerra a Sarajevo?

È stato uno shock il passare dai film di guerra alla realtà della guerra. Non è nemmeno lontanamente immaginabile né paragonabile. Da quel momento ai miei figli non ho mai più comprato una pistola giocattolo, un fuciletto di plastica, perché ho visto che cosa causa un’arma, o una mina, o una bomba, a un bambino. Non credevo che la mente umana potesse concepire un tale sfacelo. Senza scendere in considerazioni etiche, politiche, religiose o etniche, rimane il fatto che la guerra è la più esecrabile pratica che l’uomo abbia mai praticato, soprattutto dedicandole risorse e tecnologie sorprendenti che potrebbero risolvere i problemi di tutto il mondo. Sarajevo è stata una svolta, ho toccato per la prima volta con mano la realtà di chi vive in un Paese in guerra, il rumore delle esplosioni, gli spari, le grida, il panico. Non mi sorprende il fatto che oggi non sia capace di sopportare i fuochi d’artificio. I botti che producono sono estremamente simili alle esplosioni di un missile, di una mina o di una bomba, e non riesco a sopportarlo, perché ogni volta mi tornano in testa e negli occhi troppe immagini atroci…”.

Afghanistan, Iraq, Libano e Siria: quale di questi Paesi ti è entrato nel cuore nonostante la situazione di conflitto?

In ogni Paese ho lasciato un pezzo di cuore. Nei Balcani certo, perché è stata la prima volta, poi in Afghanistan dove, fra le varie esperienze, ho avuto occasione di passare un pomeriggio insieme al grande, grandissimo Gino Strada e vedere che cosa è stato capace di fare… Le tradizioni e la cultura del posto, uno dei pochi Paesi del mondo ad essere stato invaso da molti e mai conquistato da nessuno. L’Iraq è il Paese dove sono stato più a lungo… Il Kurdistan e i Peshmerga, una guerra lunga con centinaia di migliaia di vittime civili, il fascino inebriante del deserto… In Siria ho avuto una esperienza traumatica, per salvarmi la pelle… ma se non avessi agito in quel modo, per puro istinto di sopravvivenza, adesso non sarei qui… Il Libano è un Paese meraviglioso, uno dei miei più cari amici e colleghi è libanese… Oggi purtroppo il Libano sta attraversando giorni terribili… eppure dovrebbe essere preso ad esempio di convivenza, considerando le diverse culture e religioni che da sempre abitano insieme”.

Cosa significa fare un’inchiesta sul mondo dei Servizi Segreti? Come influisce sull’esistenza quotidiana?

…È una domanda la cui risposta meriterebbe una discussione di una giornata almeno. Anche questo è un argomento difficile. Di certo la realtà è diversa dai film, o almeno lo era…visti gli ultimi sviluppi in Medio Oriente e le indubbiamente audaci imprese del Mossad, il servizio segreto dello stato occupante sionista. Il mondo dei servizi segreti è il regno del compromesso, della menzogna, ma anche dell’intraprendenza e dell’iniziativa, specialmente se si considera quanto detto dal filosofo cinese Sun-Tzu già cinque secoli prima di Cristo: “Una guerra si combatte, si vince o si perde prima di combattere, e la si combatte solo se conviene”, da cui il celebre interrogativo “cui prodest?” . In ogni caso, con la tecnologia di oggi, tutti spiano tutti. Fra l’altro, il problema è che negli anni di lavoro sono venuto in possesso di informazioni diciamo… delicate e scomode, che mi fa una rabbia tremenda non poter pubblicare, perché spiegherebbero certi fatti sotto una nuova luce…”.

Quali sono i tuoi incarichi e responsabilità attuali? Hai qualche altra esperienza importante alle porte?

Visto che non sono stato ancora capace di dire “basta” con le missioni all’estero, dopo oltre trent’anni, fra due giorni potrebbe arrivare la chiamata per la Libia, o per qualche altro Paese in zona di crisi, ma in linea generale attualmente mi occupo della direzione di Assadakah News, agenzia stampa e informazione con la associazione italo-araba Assadakah, sto curando la pubblicazione del romanzo che ho concluso dopo una quindicina di anni, e il libro sulle esperienze di lavoro, “Senza paracadute”, nomignolo affibbiato a chi svolge come me il lavoro di reporter di guerra come freelance…poi c’è la musica…mi diverto a suonare il basso in un gruppo Reggae e faccio musica insieme a un gruppo di ragazzi diversamente abili che sono un portento, con cui abbiamo già fatto anche concerti…”.

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One thought on “Roberto Roggero

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